mercoledì 1 maggio 2013

INTERVENTO E NON INTERVENTO DELLO STATO IN ECONOMIA e processi INFLATTIVI BUONI E CATTIVI (ASTRAZIONE TEORICA)

Supponiamo di avere due paesi, che partono con lo stesso livello di prezzi, ma caratterizzati da due strutture economiche diverse.

Uno dei due possiede le materie prime, il secondo  un ingegno superiore dei suoi abitanti.

Tra i due paesi esiste un diverso rapporto di forza politica, che a parità di prezzi, avvantaggia l'economia in possesso delle materie prime.

Gli esportatori di materie prime, sfruttano il proprio potere, per alzare i prezzi, ed i paesi importatori non hanno alcuna possibilità di frenare le loro importazioni. Quando il potere lo consente, il soggetto dominante si approfitta del prossimo, è nella sua natura, ed il paese importatore di materie prime, con esse importa anche inflazione.

A sua volta, il paese importatore, trasformerà le materie prime, esportando in parte quanto prodotto, naturalmente caricandone il prezzo, dell'aumento del costo delle materie prime. Parte delle merci finiranno nel mercato interno del paese importatore, generando un aumento generalizzato dei prezzi interni e quindi dell'inflazione.

Esisteranno dei rapporti di forza interni al paese importatore, tra grandi imprese multinazionali, libere di spostare i loro capitali nel mondo e piccole e medie imprese e lavoratori dall'altra parte, impossibilitati da ovvi motivi economici, a spostarsi emigrando negli altri paesi.

La gestione dei rapporti di forza tra le varie classi sociali interne ad un paese, e tra il paese e i suoi partners commerciali esteri è uno dei compiti che spetta alla politica.

SE LO STATO INTERVIENE NELL'ECONOMIA

Se lo stato internamente privilegerà i lavoratori attraverso una politica fiscale redistributiva, favorendoli, il processo inflattivo, andrà a favorire i redditi dei lavoratori e quindi dei consumi.

LE ASPETTATIVE DI INFLAZIONE, in questo caso "inflazione buona" spingono le banche ad investire i loro capitali, gli imprenditori i propri per evitare l'ovvio depauperamento dei capitali e quindi aumenterà l'offerta di lavoro delle imprese, i salari cresceranno e con essi consumi e PIL.

Se aumenterà la produzione nel paese, la crescita della quantità dei beni reali prodotti, facendo aumentare la quantità degli stock di patrimonio, compenserà, la potenziale crescita dell'inflazione, il cui aumento rimarrà contenuto.

La formula di riferimento è la seguente

M*V=P*Q 

Se aumenta V la velocità di circolazione della moneta, stimolata da aspettative di "inflazione buona", causate dall'aumento di base monetaria M, favorita di solito da politiche monetarie o fiscali dello Stato, questo determinerà un aumento dei prezzi, la cui variazione sarà tanto più bassa, di quanto sarà in grado l'economia, di rimettersi in moto, assumendo lavoratori, o favorendo l'economia delle piccole e medie imprese, generando quell'aumento di prodotti e servizi Q che vedete rappresentato nell'equazione appena descritta, che aumentando conterrà l'aumento dei prezzi.

SE LO STATO NON INTERVIENE NELLA ECONOMIA

Se lo stato non interviene, il processo inflattivo interno, derivante dall'importazione di materie prime, genera un aumento dei prezzi interno di cui faranno le spese, i cittadini, questa è l'"inflazione cattiva", internamente i lavoratori ne faranno le spese, caleranno i consumi interni e con essi la ricchezza del paese, che sarà costretto a ridurre la spesa interna, creando una spirale recessiva, in quanto il calo di spese determina un calo del PIL interno al paese.

Di solito l'impoverimento di un paese a favore di un altro paese che si arricchisce, favorisce in ultima fase, uno spostamento di capitali, dal paese con il tasso di inflazione alto, ma parliamo di "inflazione cattiva", al paese con il tasso di inflazione basso ed il livello dei prezzi ancora contenuto.

Questo spostamento non dipende dalla convenienza economica, dei tassi di interesse, ma dalle opportunità di speculare sui tassi di cambio.

MA SE I TASSI DI CAMBIO SONO FISSI?

Se i tassi di cambio sono fissi, questo processo di flusso di capitali verso il paese ad inflazione bassa, determinerà un accumulazione di ricchezza di questo ai danni del paese ad inflazione alta, che sarà costretto a praticare politiche di austerity, che si ripercuoteranno sull'occupazione:

M*V=P*Q

Se diminuisce M e si riduce la velocità di circolazione monetaria nel lungo periodo, calerà Q, e voi lo vedete nel calo della produzione industriale e nel rialzo della disoccupazione.

Distruggendo l'industria però, ad un certo punto, cominceranno a ridursi i prezzi, compresi quelli pagati per il lavoro. 

Il sistema di tassi fissi, consente alle multinazionali di aumentare i prezzi, ed a parità di stipendio, ridurre il potere d'acquisto delle persone, che una volta ridotto, non lascia spazio che a riforme del lavoro.

Buon 1* maggio 






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